Lui è seduto, lì che aspetta.
Il treno arriverà prima o poi, questione di istanti, di minuti che si rincorreranno lenti l'uno dietro l'altro incuranti dell'ansia dell'uomo che attende alla panchina.
La valigia stretta nella mano, due o tre stracci messi male, piegati controvoglia e infilati noiosamente dentro. Sulle spalle uno zaino, pieno di ricordi, di sorrisi e di angosce, figlie di un passato ancora troppo vicino e dannatamente scontato, come tanti passati di uomini diversi ma curiosamente uguali, uniti da un fato fotocopiato su misura.
Niente lacrime quest'oggi, nessun ripensamento. Solo un altro viaggio dietro una porta che si chiude.
Un'altra forse si aprirà nuovamente, ma non è ancora tempo.
E intanto fuori piove, così come dentro le pareti di un cuore che non ha più motivo di battere da un bel po'.
E l'orologio scorre, inesorabile e incurante del destino di un uomo che aspetta lì seduto, tra luci e ombre, un treno che passera a raccoglierlo, prima o poi.
Il treno arriverà prima o poi, questione di istanti, di minuti che si rincorreranno lenti l'uno dietro l'altro incuranti dell'ansia dell'uomo che attende alla panchina.
La valigia stretta nella mano, due o tre stracci messi male, piegati controvoglia e infilati noiosamente dentro. Sulle spalle uno zaino, pieno di ricordi, di sorrisi e di angosce, figlie di un passato ancora troppo vicino e dannatamente scontato, come tanti passati di uomini diversi ma curiosamente uguali, uniti da un fato fotocopiato su misura.
Niente lacrime quest'oggi, nessun ripensamento. Solo un altro viaggio dietro una porta che si chiude.
Un'altra forse si aprirà nuovamente, ma non è ancora tempo.
E intanto fuori piove, così come dentro le pareti di un cuore che non ha più motivo di battere da un bel po'.
E l'orologio scorre, inesorabile e incurante del destino di un uomo che aspetta lì seduto, tra luci e ombre, un treno che passera a raccoglierlo, prima o poi.
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